Peter_Braganti

WisdomTree - Tactical Daily Update - 11.01.2022

TVC:NDQ   US 100 Index
Insperato recupero sul finale per la tecnologia Usa: Nasdaq positivo.
Rallenta la corsa dei tassi Usa & Europei: focus sulle Banche Centrali.
Inflazione Usa nel mirino: domani quella al consumo, mercoledi’ alla produzione.
Ondata "Omicron" e misure restrittive non fermano la corsa del petrolio.


Le chiusure delle Borse europee di ieri, 10 gennaio, non descrivono efficacemente una serata caratterizzata dal robusto recupero di Wall Street nelle fasi finali.

Il tema del rialzo dei tassi ufficiali e di mercato (Titoli govenativi e corporate bonds, vedi grafico) negli Usa, insieme ad attese di inflazione ancora elevate a dicembre e gennaio, hanno determinato un clima negativo per l’equity europeo. A Milano il FtseMib ha chiuso a -0,96%, il Ftse100 britannico a -0,54%, il Dax tedesco a -1,07%, il Cac40 francese a -1,44%.

Diversa musica a Wall Street, dove l’Indice S&P500 dopo essere sceso sino oltre il -2% ha poi sfiorato la parita’ sul finale con -0,14%, il Dow Jones e’ risalito a -0,45% da -1,5% ed il Nasdaq ha chiuso a +0,05% dopo essere arrivato oltre il -2,5%.

E’ ovviamente difficile fornire un’interpretazione certa di questa inversione di tendenza verso la fine della seduta: qualcuno ha parlato di “short covering” e di monetizzazione dei guadagni sulle put protettive acquistate nelle scorse settimane.
Certamente si e’ notato che 3 sedute di importanti ribassi non hanno originato un’impennata del Vix (Indice che misura la volatilita’ delle opzioni sullo S&P500).

Nel contesto di mercato relativamente illiquido di inizio anno i mercati sono andati in certa di un equilibrio tra prospettive macroeconomiche ancora incoraggianti ed i timori di un rapido processo di rialzo dei tassi in Usa. A cio’ si aggiunge la dinamica allarmante dei prezzi al consumi (CPI inflation) ed alla produzione (PPI Inflation).

Insomma, le sorti dei mercati sembrano dipendere piu’ che mai dall’interpretazione che le Banche centrali daranno a inflazione, occupazione e minaccia pandemica, dopo che sia la FED (Banca centrale Usa) che la BCE (Banca Centrale Europea) hanno annunciato l’abbandono della politica monetaria iper-espansiva.

Il dato di inflazione al consumo negli USA a Dicembre, che verra’ pubblicato domani 12 gennaio, e’ atteso con grande apprensione e stimato al +7%, un dato brutto, ma in qualche modo gia’ metabolizzato: ricordiamo che il dato di novembre, +6,8%, e' stato il piu' alto dal 1982.

Piu’ interessanti, per il loro valore previsionale, l’andamento dei prezzi alla produzione e dei salari orari, sempre relativi a Dicembre ed agli Stati Uniti: ci diranno infatti in che misura l’inflazione sta diventando strutturale.

Ieri, 10 gennaio, i rendimenti dei titoli Governativi americani sono saliti ai massimi da due anni, fino a +1,80% per il 10 anni: oggi lo troviamo a +1,76% (ore 13.00 CET).

Non vi e’ molo da stupirsi se osserviamo che i future sui Fed Fund assegnano una probabilità vicino al 90% ad un primo aumento dei tassi ufficiali da +0,25% già a marzo prossimo e che Goldman Sachs, ad esempio, prevede ora ben 4 rialzi nel 2022.

Domani, 12 gennaio, è prevista l’audizione del Chairman della Fed Jerome Powell al Senato: analisti ed operatori cercheranno di ricavare qualche informazione sulla tempistiche dei rialzi.

Il prezzo del petrolio stazione poco lontano dai massimi degli ultimi 4 anni dopo gli ampi guadagni (circa +5%) messi a segno la scorsa settimana in parallelo alle rivolte in Kazakhstan ed i problemi ad un oleodotto in Libia. Oggi, 11 gennaio, il Wti (West Texas Intermediate) guadagna +1,4% a 79,3 Dollari/barile (ore 13.30 CET).

Di pandemia e variante Omicron, almeno sui mercati, si parla meno. Tuttavia, pur se meno letale di Covid-19 & varianti precedenti, la veloce diffusione di Omicron implica la reintroduzione di misure parziali di contenimento che potrebbero rallentare la crescita economica. Le relazioni trimestrali sul 4’ trimestre daranno l’occasione al top management delle Societa’ quotate di esprimersi sul tema.

Il rialzo dei rendimenti riguarda in misura minore i Govies europei e per ora non implica una degenerazione (allargamento) degli spread tra quelli del Bund decennale tedesco di riferimento e quelli della periferia: il celeberrimo Btp-Bund spread, dopo aver toccato un massimo di periodo a 144 punti nei giorni scorsi, segna oggi 133 bps, col rendimento del BTP decennale a +1,29% (ore 13.45 CET).

La “crisi” delle criptovalute sembra meno acuta. Bitcoin, - 14% da inizio anno, dopo essere sceso per la prima volta da settembre sotto 40 mila Dollari, tenta di riagganciare quota 42 mila, ma e’ oltre il -30% piu’ in basso rispetto ai massimi di novembre.

Stamane, ancora in flessione i principali indici asiatici: il Nikkei di Tokyo -0,9%, l’Hang Seng di Hong Kong appena -0,03%, il CSI300 di Shanghai&Shenzhen -0,96%.

Vivace apertura e successivo rafforzamento dell’azionario Europeo, con progressi medi del +1,0% (ore 13.30 CET). I futures su Wall Street anticipano aperture in rialzo medio del +0,4%.

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